recensione


 

Recensione di Eliana Nobili



         Dopo aver letto il primo, ho letteralmente divorato il secondo, ansiosa di ritrovare Peter Phan e la sua affascinante impazienza alle prese con un altro caso. Mi aspettavo di ripartire da ciò che era rimasto in sospeso ne “Il Nido” e invece mi sono ritrovata catapultata in un altro mondo, a effetti speciali. Catturata ancora una volta fino in fondo.

         Le avventure di Phan (o Phantastiche) proseguono…Eppure qui il mistero si arricchisce di una trama nella trama. Due epoche storiche s’intrecciano, all’apparenza senza connessione se non nell’assonanza delle date, ma in realtà creando un continuo spazio temporale che porta alle origini di una storia, alle origini dei suoi stessi personaggi, svelandone l’identità. La scrittura passa da un registro all’altro con disinvoltura lasciando ai dettagli il compito di legare le diverse vicende e i protagonisti che si alternano di volta in volta.

         L’accento viene spostato dall’azione nuda e cruda, pur raccontata con dovizia di particolari in alcuni passaggi, all’introspezione, alle riflessioni dei personaggi che evolvono, si trasformano insieme allo scorrere della trama. Qualsiasi gesto o decisione apparentemente insignificante ha una ripercussione nella linea del tempo; ci rivela come ogni singolo aspetto abbia una precisa collocazione nell’insieme e ogni spostamento crei un’incrinatura sottile nella composizione del quadro finale.

         Peter si troverà faccia a faccia con la propria vulnerabilità, con la propria impotenza, e da questo nuovo spazio meno invincibile ma più umano acquisterà la consapevolezza dei suoi errori e del errare, correndo il rischio più grande: perdere qualcosa che ormai non gli appartiene più per ritrovare ciò che aveva sepolto, ben nascosto tra i suoi peggiori incubi. Una figura femminile si caratterizza poco a poco fino quasi a rubare la scena all’eroe del Nido: una presenza misteriosa e intrigante fino alla fine, senza la quale questa seconda avventura non avrebbe avuto nemmeno luogo. E che alla fine ci ricorda che non è ancora finita qui, come direbbe qualcuno…